Quando pensiamo alle esplorazioni geografiche la nostra memoria non fa fatica a ricordare istintivamente Marco Polo o Cristoforo Colombo, navigatori italiani che grande lustro hanno portato alla nostra tradizione marinara. Pensiamo altresì, che ‘certi’ uomini appartengano al florido passato della storia dei popoli. Non senza grande emozione, scopriamo che questi uomini esistono ancora: sono persone dedite alla scoperta geografica del pianeta Terra – e checché se ne voglia pensare – a dispetto della globalizzazione ‘internauta’ delle informazioni e del ‘sapere’; sono individui la cui forza espressiva è ferma nel desiderio di scoprire angoli di mondo ancora inviolati e che nuove frontiere della conoscenza arricchiscono con le loro avventure esplorative.

L’Associazione di esplorazioni geografiche La Venta – italiana, che decisamente annovera tra le sue fila solo volontari – da circa vent’anni è impegnata in spedizioni oltre confine, dove nemmeno i tour operator possono arrivare: loro vagano nelle foreste e nei deserti a caccia di buchi. Pare una divagazione, ma parliamo di speleologi, quegli esseri così silenziosi e fuori dalle scene mediatiche, che ‘investono’ (si fa per dire visto che in Italia non è un impiego riconosciuto dagli albi professionali) il loro tempo per investigare il sottosuolo. Tra loro puoi trovare fisici accreditati, biologi, geologi, studiosi e chimici di fama nazionale e internazionale, ma anche appassionati geometri, impiegati di banca e professori ricercatori. La speleologia, da che lato si voglia guardare, è la disciplina che indaga la roccia, la scienza delle grotte (come amava definirla il prof. Franco Anelli, scopritore delle Grotte di Castellana).

I laventini (i soci La Venta) contribuiscono anche alla documentazione attraverso rilievi topografici delle cavità esplorate, fotografie, filmati e pubblicazioni. E una di queste è la monografia dedicata al Messico, territorio sul quale prende vita l’associazione e che racconta le oltre quaranta spedizioni.

In Tra deserti e foreste. Viaggio nelle grotte del Messico, a cura di Antonio De Vivo, Leonardo Piccini e Giuseppe Savino (edito da La Venta, pp. 158, € 30,00) vengono narrate le avventure dagli anni novanta ai giorni nostri, in un incalzare di colpi di scena e storie di vittorie e rinunce di fronte alla natura, questa sconosciuta, che in molti casi, ha forgiato le intenzioni degli esploratori.

È avvincente la lettura del capitolo dedicato all’‘Ombligo del mundo’, una storia che lascia col fiato sospeso: tra la prima prospezione e la ‘conquista’ di questo enorme buco nero nel cuore della foresta del Chiapas, passano circa dieci anni. Pare che il tempo si fermi durante la lettura e che ci si senta catapultati in un’altra dimensione, quella della lentezza.

Ma non mancano scrupolosi approfondimenti scientifici su vulcani e calcari, carsismo idrotermale, acque ed evoluzioni geomorfologiche, fino alla scoperta epocale della Cueva de los cristales, a Naica, gioiello indiscusso di geologica sotterranea: una cavità fino a qualche anno fa sommersa.

Il libro ha un taglio divulgativo ed è ricco di immagini inedite; il linguaggio è di immediata comprensione anche per i non addetti ai lavori.

Marilena Rodi

[da Tra gli scaffali di Periodico italiano]

Una replica a “Esplorazioni geografiche, uomini alla scoperta di angoli inviolati di mondo”

  1. Oggi, Tullio Bernabei, uno dei protagonisti delle spedizioni e uno dei soci fondatori dell’associazione sarà alla trasmissione di Licia Colò “Alle falde del Kilimangiaro” 🙂

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