Presentato il rapporto sulle webtv esistenti in Italia durante «1° meeting della comunicazione. Il giornalismo e le nuove frontiere dei media» che si è tenuto a Roma nella sede del CNR. In Italia sono 272 le esperienze presenti e sono monitorate dal 2004 da Altratv.tv. Ecco cosa riescono a fare con poche centinaia di euro e quante cose riescono a cambiare nella comunità in cui sono inserite.

Il meeting. Il primo meeting sulla comunicazione, organizzato dal Gruppo Amici Giornalisti Pubblicisti del Lazio – un gruppo nato e cresciuto sul social network Facebook e che conta centinaia di iscritti – in collaborazione con il Conscom, l’Università Popolare per le Scienze sociali e della Comunicazione (confederata CNUPI), si è svolto a Roma presso la sala convegni del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) lo scorso 30 aprile. Allo scopo di puntare subito i riflettori sui cambiamenti in atto nel mondo della comunicazione, l’intervento di apertura è stato affidato a Giampaolo Colletti, ricercatore dell’osservatorio interuniversitario Altratv.tv che dal 2004 monitora il panorama italiano delle microwebtv.

Cos’è una microwebtv. Si tratta di una tv online creata da semplici cittadini – ma a volte anche da giornalisti – con un investimento di poche centinaia di euro, che ha un proprio palinsesto centrato sugli eventi di un territorio limitato. Utilizzando le potenzialità del web, queste piccole realtà locali possono porsi in evidenza a livello internazionale, tanto è vero che spesso sono proprio queste microtv ad essere seguite dagli italiani emigrati all’estero. Non solo: il desiderio dei cittadini di denunciare situazioni particolari delle quali sono troppo spesso gli unici testimoni, trova nell’utilizzo delle nuove tecnologie un riscontro anche a livello di “buon governo”.

Amatori e professionisti. In Italia esistono 272 microwebtv, censite e monitorate dawww.altratv.tv . Tutte nate allo scopo di raccontare ciò che accade in territori specifici, che siano quartieri, borghi, paesi o città: “tante piccole storie nascoste nelle pieghe della rete, che offrono spaccati particolari” spiega Colletti. Queste minitv locali alle volte sono create da giornalisti scalzati dal sistema dei media tradizionali e che spesso proprio nell’ambiente del web trovano una collocazione professionale più che soddisfacente. Ad esempio www.pnbox.tv è una webtv di Pordenone realizzata da un imprenditore con un piccolo team composto da sette persone tutte regolarmente assunte – il che non è poco nell’attuale panorama editoriale. Dunque non si tratta solo di esperienze amatoriali: si creano anche consorzi di giornalisti che decidono di aprire una tv online, ai quali nel tempo si associano membri “non professionisti”, formando così i cosiddetti team sottocasa, composti da persone che abitano nello stesso quartiere e che nel tempo aderiscono al progetto condiviso.

No alla tv tradizionale. La critica alla tv tradizionale è forte anche in molti cittadini non giornalisti, che creano delle webtv proprio per ribellarsi al potere di quest’ultima.  Un esempio può essere www.astutatv.com nata a Castelbianco, in Sicilia. Già il nome ha un significato preciso, visto che in dialetto siciliano il verbo astutare significa spegnere: l’idea dei suoi fondatori è quella di spegnere la tv tradizionale e accendere la tv online che parli del loro paese. Inoltre astuta.tv si è ingegnata anche per quanto concerne la modalità di finanziamento: essa si autofinanzia attraverso una tombola mensile alla quale partecipano tutti i paesani e che viene mandata regolarmente “in onda”, creando in questo modo un media-event locale.

Dove non arriva mamma Rai. In altri casi invece le webtv nascono nei luoghi in cui manca qualsiasi tipo di tv, anche quella “istituzionale”. Ad esempio www.torano.tv è una tv creata con pochi euro da un gruppo di giovani in quanto nel paese di Torano, in provincia di Teramo, il TG3, la testata giornalistica regionale della Rai, non arriva. Vi si racconta ciò che accade nel territorio e si dà la possibilità, grazie al web, ai compaesani emigrati all’estero di avere notizie del proprio luogo natio. Sono tantissimi i toranesi che ogni giorno vi si collegano dall’Argentina. Anche per quanto riguardawww.messinaweb.tv più della metà degli accessi arrivano dalla comunità degli italiani all’estero, in particolare da New York, dove ogni mattina moltissimi messinesi lì residenti si collegano a questa webtv per scoprire ciò che accade nella loro terra d’origine. E, a titolo di curiosità sociologica, la rubrica più seguita è quella del mercato, che documenta ciò che accade nel mercato principale della città.

Engagement territoriale. L’idea alla base di tutte queste webtv locali è quella dell’ingaggio territoriale, poiché nessun altro rileva e dà notizie relative ai loro territori di appartenenza. Infatti le microwebtv spesso nascono proprio laddove non c’è neanche un giornale locale. A Molfetta, in Puglia, ad esempio ha chiuso anche l’ultima tv locale e così alcuni cittadini hanno deciso di utilizzare il web creando www.ilfatto.net. Qui non si tratta certo di una piccola comunità, visto che Molfetta conta 60mila abitanti i quali hanno ormai solo questa tv locale a disposizione.

Le idee innovative degli anziani. La prima esperienza di microwebtv per eccellenza è quella attuata da un pensionato 72enne, che ha realizzato la prima tv di condominio italiana: www.teletorre19.com. L’emittente si trova a Bologna e ha un proprio regolare palinsesto in cui trovano spazio la storia della città come le cronache del quartiere e viene realizzata dai condomini. Un’altra esperienza molto particolare e che offre un esempio di buon governo, è quella realizzata da un gruppo di cittadini di Reggio Emilia che ha fondato www.telecitofono.it. Il team ha predisposto un videocitofono a mo’ di video box nel centro storico della città dove ogni cittadino può lasciare un messaggio che verrà trasmesso online sulla webtv. Ogni settimana il Sindaco risponde ai commenti, alle denunce e alle proposte dei suoi concittadini. Si tratta di un modo per rendere protagonisti dell’amministrazione pubblica i cittadini attraverso le nuove tecnologie rese alla portata di tutti.

Cittadinanza attiva. Un ulteriore esempio di come la cittadinanza può utilizzare le webtv per stimolare i governanti ad attuare delle buone pratiche, lo troviamo a Senigallia, dove un gruppo di portatori di handicap ha creato una street tv, Disco Volante, dalla storia molto contrastata (http://spazioinwind.libero.it/jonathanrizzi/DiscoVolante/default.html ehttp://www.teleosservanza.it/biblioteca/Inchiesta/21.%20ANDREUCCI%2070-74.pdf). Il motivo che li ha portati a realizzare questa microwebtv è la necessità di denunciare le barriere architettoniche presenti nella loro cittadina, la propria difficoltà di vivere in un ambiente non a loro misura. Essi registrano e portano i materiali video al consiglio comunale; facendo in questo modo sono riusciti a raggiungere alcuni obiettivi, a far cambiare qualcosa: ad esempio grazie alle loro testimonianze documentate dal web i governanti cittadini sono intervenuti e hanno fatto predisporre dei saliscendi per le poste e altre strutture a supporto della comunità.

Il business che manca. Tutte queste webtv, per quanto piccole e poco costose che siano, devono comunque autofinanziarsi e proprio la ricerca di un modo creativo e alternativo per poterlo fare dà luogo alla nascita di esperienze particolari, come quella di www.sardiniafarm.com. Gli abitanti di Gergei, un paese composto da 60 famiglie di pastori, hanno deciso di aprire un portale di e-commerce legato ad una webtv. In essa vi si racconta ciò che accade a Gergei e si mostra la vita dei pastori grazie al video-blog del pastore  Emilio Concas e della sua famiglia. Nell’osservatorio interuniversitario di altratv.tv queste esperienze particolari di autofinanziamento sono state soprannominate globalmicrobrand in quanto queste comunità territoriali diventano brand di sé stesse.

Predicare sul web. Anche le parrocchie si sono ormai mobilitate e sono scese in campo anche sul web per portare il proprio messaggio confessionale, come dimostrawww.teleosservanza.it di Cesena, che è solo una delle tantissime webtv parrocchiali. E tra le tante realtà disponibili sul web, si trovano le webtv rionali, come quelle del rione Monti a Roma (www.montitv.it) o quella della periferia di Napoli Est, creata da un gruppo di architetti che vogliono raccontare i loro quartieri da un punto di vista alternativo. Stanno diventando sempre di più le microwebtv in Italia, tanto è vero che è nata la loro federazione: la FEMI (Federazione delle Microwebtv Italiane), il cui presidente è Carlo Freccero.

I Netizen. Come ha spiegato Alberto Abruzzese, sociologo ex preside della facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma, quello delle microwebtv è un microfenomeno territoriale che spiega i macrofenomeni sociali. Proponendo i racconti dal basso, dando una visione alternativa della realtà, i cittadini, agenti sociali, riescono a provocare dei cambiamenti utili per tutti. Questi cittadini realizzano qualcosa di diverso dal citizen journalism: essi sono dei Netizen: Italian Internet Citizen. Non hanno alcuna velleità giornalistica, ma vogliono semplicemente raccontare ciò che accade nella loro comunità, denunciare ciò che non va, promuovere il proprio territorio. Di conseguenza non c’è un approccio giornalistico ma al suo posto c’è una forte spontaneità.

Comunità di conoscenza. I netizen (Italian Internet Citizen) creano delle comunità di conoscenza: nascono spontaneamente delle squadre all’interno di un territorio, con la forte volontà di raccontare ciò che vi accade, in bene o in male. Per fare questo essi devono conoscere perfettamente il proprio ambiente e in questo modo riescono a diventare un punto di riferimento a livello di partecipazione cittadina. Ovviamente non hanno ancora realizzato un modello di business sostenibile, per cui hanno difficoltà a far diventare questa attività un lavoro regolare. Però molte di queste webtv vorrebbero professionalizzarsi e creare una piattaforma condivisa, un ecosistema digitale. Per fare ciò è utile l’integrazione delle pratiche giornalistiche ed editoriali, la convivenza di cittadini comuni e professionisti della comunicazione.

Tutti insieme per comunicare. Un esempio di condivisione di interessi tra professionisti dell’informazione, comunicatori e semplici cittadini che avevano blog, webtv e siti varii si è avuto in occasione del 101esimo compleanno di Rita Levi Montalcini. In questo caso la rete ha voluto omaggiare la decana delle scienziate italiane, il nostro premio Nobel, con una diretta dalla rete giovedì 22 aprile 2010. Tutto l’evento è stato trasmesso a reti unificate su bene 252 piattaforme web. Vi hanno aderito anche editori tradizionali come Wired o Nova24, come Current o il Corriere.it, come Repubblica.it e RaiNews24. Grandi editori collegati via web a piccoli navigatori interlocali con webcam via Skype. Il tutto realizzato con una connessione mobile da un piccolo studio di Bologna. Tutto il mondo della rete era collegato in diretta a questa webcam che raccontava la storia della ricerca della Montalcini, ed il 60% degli accessi proveniva dall’estero, dai ricercatori delle università di tutto il mondo.

Questo è il futuro della comunicazione: collaborazione, coabitazione, interconnessione, condivisione di saperi e pratiche.

[da ComunicLab]

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