I fruitori silenziosi sono il pubblico di chi crea contenuti per il web o i social? Sono il giusto investimento per chi deve comunicare? 

Questa mattina, durante la consueta ‘rassegna stampa’ di contenuti interessanti e intelligenti cui mi stavo sottoponendo, un post di Riccardo Scandellari (qui di seguito):

“Un numero di persone molto esiguo crea attivamente contenuti originali online quali testi, fotografie o video. Al contrario, la maggioranza di chi frequenta Facebook, Google o LinkedIn si limita a fruirne i contenuti. Alcuni, più numerosi, interagiscono, commentano o condividono. È una dinamica nota, si chiama “regola dell’1%”. Un comunicatore consapevole sa che, se ha creato un rilevante contenuto originale, fa parte di una minoranza tra quelli che frequentano le piattaforme online e che lo apprezzeranno in molti, pur non dimostrando alcun segno della loro approvazione. Devi essere consapevole che saranno questi fruitori silenziosi, nel momento del bisogno, che ti cercheranno e si ricorderanno delle competenze che esprimi attraverso i tuoi contenuti”,

mi ha portato  automaticamente a fare una riflessione. O meglio, a leggere il messaggio al contrario. Non in termini di creazione dei contenuti, quanto di reazione ai contenuti creati.

Chi, come me, fa giornalismo attivo sul territorio e non si limita solo a riportare i fatti ma li commenta cercando spesso una interazione con i lettori (giornalismo 3.0), è sottoposto a ‘giudizio critico’. A volte arriva come uno sprone, a volte (spesso) come una condanna. Molto dipende – secondo quanto ho avuto modo di sperimentare sulla pelle dei giornalisti – dalle relazioni allacciate di persona e nell’ambiente politico. Quanto più si è ‘vicini’ agli attori politici tanto più le critiche saranno ‘costruttive’.

Generalizzare non è un esercizio da campioni ovviamente. E’ solo un dato statistico in evoluzione, in movimento.

Contenuto originale vuol dire inesistente prima. Significa che chi lo sta condividendo (avendolo generato) inevitabilmente crea uno stimolo per la discussione, per la riflessione, per la generazione di nuovi pensieri. Non è detto che i lettori debbano essere necessariamente d’accordo con quanto proposto, ma ritengo sia una buona base di partenza per creare interazione. Provocazione? Spesso, spessissimo, funziona l’ironia. Quanto viene intesa.

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